PISTA CICLABILE DELLA VAL BREMBANA

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PISTA CICLABILE DELLA VAL BREMBANA

 

Testo, foto e disegni: Albano Marcarini

Itinerario in bicicletta lungo la pista ciclo- pedonale che segue il tracciato della ex- ferrovia della Val Brembana.
Punto di partenza: Zogno, ponte sul Brembo di via Martiri della Libertà. Zogno si può raggiungere da Bergamo con un tracciato relativamente ‘tranquillo’ utilizzando nel primo tratto in uscita dalla città la ciclabile della Morla al piede del versante nord dei Colli, quindi via Petos fino ad Almè; poi, tramite il ponte sul Brembo (direzione Valle Imagna), ci si sposta sul versante occidentale della Val Brembana e si segue la strada (Via Cimaer) per Clanezzo e Ubiale. Questa strada confluisce nella ex-statale 470 ‘della Val Brembana ai Ponti di Sedrina, circa 2 km prima di Zogno.
Punto di arrivo: Piazza Brembana. Distanza: 20.7 km Dislivello in salita: 200 metri circa. Condizioni del percorso: pista ciclo- pedonale asfaltata. Attenzione a mantenere il percorso all’altezza di Ambria, spostandosi sull’altra sponda del Brembo.
Mezzo consigliato: bici da turismo o da corsa. Il momento migliore: nelle giornate estive con buon soleggiamento; la valle è incassata e in ombra; in inverno, fredda. Altezza massima: 531 m a Piazza Brembana. Altezza minima: 330 m a Zogno. Segnavia: segnaletica della pista ciclabile e cippi in granito.

Dove mangiare: Ristorante Piazza Brembana, via Bortolo Belotti 70, Piazza Brembana, tel. 0345.81070; Agriturismo Ferdy (sul percorso, a Scalvino), tel. 0345.82235, anche per una merenda a base di caprini della valle, bresaola, carne secca di capra ecc. A S. Pellegrino Terme per una colazione, Pasticceria Bigio, via Papa Giovanni XXIII 60, tel. 0345.21038. In caso di problemi alla bici: Salvi Cicli, via Mazzini 24, Zogno, tel. 0345.91805. Dove dormire: Albergo ristorante Piazza Brembana, via B. Belotti 70, tel. 0345.81070. Da fare in più: presso Camerata, a piedi si sale, in meno di 15 minuti, al borgo storico di Cornello de’ Tassi. In bicicletta si possono affrontare interessanti ma impegnativi percorsi su strade promiscue: da S. Giovanni Bianco verso la Val Taleggio, con ritorno per la Forcella di Bura in Val Brembilla; da Piazza Brembana verso il Passo San Marco (alt. 1985), tramite con la Valtellina e ‘mitico’ traguardo per ciclo-scalatori.

Indirizzi utili: Iat Valle Brembana, via S. Carlo, S. Pellegrino Terme, tel. 0345.21020, ufficioturistico@valbrembana.info Giudizio complessivo: splendido ed esaltante percorso lungo la Val Brembana, in sede propria; adatto a tutti.
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IL TRENO DELLE ACQUE MINERALI

 

Un treno sferraglia nella valle. Il rumore elettrico del motore, lo sfrigolìo delle rotaie e il fischio del convo- glio si propagano con una strana eco da una galleria all’altra. La valle è stretta, contenuta da montagne di poca terra e tanta roccia. I paesi vi si allungano as- sieme al fiume che li bagna: il Brembo, fiume gen- eroso, anche violento, se vuole. La ferrovia, fino a 50 anni fa, partiva da Bergamo e arrivava nel cuore della valle, dove una conca di prati addolciva la severità del viaggio. Da lì, con vecchi torpedoni o più spesso a
piedi, si raggiungevano i villaggi che si spalmavano su per la china dei monti. Villaggi di pastori e montanari, avvezzi a una vita dura e alle distanze. Ci sono tradizioni forti in Val Brembana. Soprattutto quella della maschera più allegra: Arlecchino, originario di Oneta, un borgo appeso a un prato sopra il fiume. Ci sono storie, vecchie e nuove. Vecchie come quella dei Tasso, a Cornello, ideatori del servizio di posta; nuove, o quasi nuove, come il ‘frizzante’ sviluppo termale di S. Pellegrino, città ‘alla moda’ d’inizio ‘900 col suo Grand Hotel, i bagni, la funicolare, il Casinò. Capitava che sul trenino, accanto alle ceste dei polli dei contadini, stavano le valigie foderate di etichette dei rinomati alberghi del bel mondo. Un buffo mix di mondanità e ruralità che aiutava le viaggiatrici inglesi a dare colore ai loro diari e ai valligiani a comprendere che il mondo era diverso da come avevano pensato. La ferrovia non c’è più, divorata il 17 marzo 1966 dalla frenesia automobilistica, con qualche rimpianto da consolare i nostalgici. Le sue tracce non si sono perse e quando qualcuno si chiese che farne, balenò l’idea di una pista ciclabile. Ottima idea perché oggi la Ciclovia della Val Brembana, realizzata dalla Comunità Montana e dalla Provincia, è una delle più entusiasmanti escursioni a pedali che si possano fare in Lombardia. Non è la lunghezza che conta (appena 20 km) ma l’intensità dello spazio attraversato: un susseguirsi di gallerie, ponti, massicciate, sali e scendi, quasi un ottovolante a pedali che, se si prende nel senso della discesa, rischia di farvi volare… La ferrovia era stata tracciata in modo intelligente: ora da una parte, ora dall’altra della valle, mai nel mezzo, così da avere visuali mutevoli. La gente che si incontra sul percorso è entusiasta, i valligiani vanno fieri di questa opera e adesso si chiedono perché non averci pensato prima o perché non prolungarla fino a Bergamo. Dal 2009 si parte da Zogno, qualche chilometro prima del tratto ufficiale, inaugurato nel 2007 fra S. Pellegrino Terme e Piazza Brembana.

 

 

ITINERARIO

L’itinerario passo dopo passo (i numeri a capoverso indicano i riferimenti sulla cartina)
1. Si fissa il punto di partenza alla ex- stazione di Zogno e, seguendo nel tratto all’interno dell’abitato, strade comunali (Via degli Alpini) ci si inoltra nella valle, a poca distanza dal fiume Brembo. Si lascia Zogno passando sotto il ponte della strada per Endenna. La ciclabile è sovrapposta al vecchio trac- ciato della ferrovia. La strada statale sta sulla sinistra, poco più in alto. Alle Tre Fontane (alt. 316) si passa sotto una breve galleria; dalla ciclabile non si vede, ma lungo la strada rotabile si trova la chiesa della Madonna della Neve. Il suo ampio porticato era un buon punto di sosta per i viandanti che percorrevano la Strada Priula, aperta nel 1592 dal Podestà veneto di Bergamo Alvise Priuli per collegare la Bergamasca con la Valtellina attraverso il Passo S. Marco.
2. Alle case di Montegrappa (alt. 326, dov’è la diramazione per la Val Serina e, anche, la deperita ex-stazione di Ambra), la ciclabile si sposta sull’altra sponda del Brembo lasciando per il momento il tracciato ferroviario. Si scorre fra i prati sotto le balze del Pizzo di Spino (alt. 958). Sulla sponda opposta il nastro della strada statale con le sue gallerie artificiali ha cancellato ogni preesistenza. Presso il santuario del Dero (alt. 340) il fondovalle è occluso dal gigan- tesco impianto di imbottigliamento dell’acqua minerale San Pellegrino, il più famoso marchio commerciale prodotto in Val Brembana. Accanto alla ciclabile c’è il piazzale di sosta degli autoarticolati che trasportano l’acqua fuori dalla valle. Ci sarebbe da riflettere sul loro impatto sul traffico e sull’ambiente pensando a come sarebbe stata utile la ferrovia in questo senso.

3. Dopo aver sottopassato la nuova variante della strada statale (che qui si infila in una lunga galleria), la ciclabile si confonde con la viabilità comunale, nella frazione Pregalleno (alt. 348). Siamo alle porte di S. Pellegrino. L’abitato, prima dello sviluppo termale, era diviso in vari nuclei, il maggiore era in sponda sinistra del Brembo: Piazzo Basso (alt. 346) che, come comune autonomo, faceva il paio con Piazzo Alto, sul versante della montagna. La ciclabile sfila fra le case di Piazzo Basso e approda alla zona sviluppata alla fine dell’800 come località termale.

4. Il massiccio edificio del Grand Hotel simbolizza quella felice stagione: 140 camere, 200 letti, un’immensa cupola paragonata alla sagoma vagante di un dirigibile e un parco d’essenze esotiche. S. Pellegrino era ritrovo di facoltosi soggiornanti, ovvero i «sofferenti di vescica e scioperati» come li aveva classificati il severo Carducci. D’altra parte la cittadina termale non aveva bisogno di una così illustre pubblicità. Bastavano i non memorabili versi di un tale Pietro Ruggeri da Stabello: «Acqua vitale… rimette fegati / polmoni e cuori / i membri fradici / per mille amori… / Oh i gran miracoli a far fecondi / uteri sterili / e pudebondi. / Se col vin ottimo / unita va / ci porta in estasi / di voluttà»

Il piazzale della ex-stazione è collegato alla zona termale in sponda destra tramite il monumentale Ponte Umberto. Se si ha tempo non si deve mancare una passeggiata nel Parco delle Terme, verso il Casinò Municipale per poi prendere una pausa alla pasticceria sotto i portici di Viale Giovanni XXIII. Dopo S. Pellegrino iniziano le gallerie, tre per l’esattezza; sull’arco di una di esse spicca la data ‘1905’ anno di entrata in esercizio della ferrovia. Non si è badato a spese una volta tanto. La pista è costata quasi 5 milioni di euro. Le gallerie, in pietra a vista, sono illuminate dal basso. Ai margini della carreggiata corrono due strisce luminose: danno l’impressione di un luogo fantastico, l’antro di uno spirito maligno o di una fata ammaliatrice. L’asfalto è liscio come un biliardo e agevola i ciclisti, i pattinatori e chi, in estate, pratica il fondo su rotelle.
5. Un viadotto supera il fiume e la statale riportando sul versante destro della valle, sopra le case di S. Giovanni Bianco (alt. 386). La parte più vecchia dell’abitato poggia sullo sprone alla confluenza fra il Brembo e il torrente Enna, che forma la Val Taleggio. Diversi ponti uniscono le sponde, alcuni molto belli come quello detto ‘dei Frati’. Ma non è di ponti che è fatta la storia locale, bensì di eventi miracolosi. Di quello della Sacra Spina vale la pena di parlare, anche per l’attaccamento che vi portano i sangiovannesi. Fra questi l’antenato più illustre fu Vistallo Zignoni, mercenario astuto e coraggioso. Durante la battaglia di Fornovo, combattuta nel 1495 fra le truppe al soldo di Venezia e il re di Francia, Carlo VIII, il nostro Zignoni s’impossessò di un cofanetto con le reliquie della passione di Cristo. Facendone omaggio al Doge, ebbe in cambio una spina dalla Santa Corona per destinarla alla chiesa di S. Giovanni. Da quel momento ogni anno, il Venerdì Santo, si ripetè il prodigio della fioritura della Sacra Spina. Nel 1598 la reliquia fu trafugata. Identificato il colpevole, gli furono inflitti il taglio della mano destra, l’impiccagione e il rogo, ma il miracolo da allora non si produsse più. Si dovette attendere il 1932 per rivedere la reliquia tingersi di una macchia vermiglia. L’evento richiamò a S. Giovanni Bianco 200 mila pellegrini e si dice avvenga ogni volta che il Venerdì Santo cade il 25 del mese di marzo. La reliquia è conservata nell’austera Parrocchiale, al di là dei ponti sul torrente Enna. Accanto ai ponti una massiccia casa del XV secolo – il palazzo Boselli – rivela nel basamento un assetto fortificato. Dinanzi alla chiesa, oitré la strada di valle, si protende piazza Zignoni con la statua del condottiero. Belle palazzine dei secoli XVII e XVIII fanno da cornice, attraversate da vòltoni dove si radunavano un tempo le merci dirette nell’alta valle o nella confluente Val Taleggio.
Dopo S. Giovanni Bianco la pista ciclabile scorre lungo la gola del Brembo con altre gallerie; una di queste sottopassa il borgo di Cornello, noto per il suo ammirevole stato di conservazione e per essere stato luogo d’elezione della famiglia Tasso, ideatrice del primo servizio postale in Europa.

6. Poi si arriva alla Goggia (alt. 435), luogo storico di divisione della valle fra un ‘sopra’ e un ‘sotto’ con gli inevitabili campanilismi. Il termine significa in dialetto ‘ago’ e sottolinea la presenza di un varco stretto e pericoloso oltre il quale la valle si allarga.

7. A un tratto si passa il Brembo su una passerella metallica per fiancheggiare il maneggio e l’agriturismo Ferdy. La stradina ciclabile s’insinua fra fiume e prati (qui non è stato possibile utilizzare l’ex-ferrovia) e giunge al Ponte delle Ca- pre, un bell’arco in pietra, gettato sul fiume. Risaliva al XVII sec. Parlo al passato perché l’alluvione del 1987 lo aveva semidistrutto, ma ora appare di nuovo bello come in origine. Poco prima di Lenna si riprende la vecchia strada ferrata, con una leziosa stazioncina recuperata, e si volge alla volta di Piazza Brembana (alt. 516), il capolinea della vecchia ferrovia. Per arrivarci, dato che il paese è posizionato su un terrazzo alla confluenza della laterale Valtorta, bisogna affrontare una lieve ascesa, quanto era quella consentita ai convogli sui loro binari. Pertanto con una larghissima curva a 180 gradi la ciclabile guadagna quota e, dopo un’ultima galleria, appare sul piazzale della ex-ferrovia oggi autostazione.
La ferrovia della val Brembana

 

Dopo l’apertura della ferrovia Milano-Venezia, passante nel 1857 per Bergamo, molte furono le iniziative per allacciare a questa fondamentale direttrice altre linee che dal capoluogo orobico si sarebbero rivolte verso Lecco, la Brianza o il Lago d’Iseo. Ma di particolare interesse per le Prealpi Bergamasche furono le due linee che risalivano le principali vallate: la Val Brembana e la Val Seriana.
Il primo tratto di ferrovia in Val Brembana, da Bergamo a S. Pellegrino Terme, di 26 chilometri, entrò in esercizio nel luglio 1906 mentre altri 4 chilometri furono aperti dopo qualche mese fino a S. Giovanni Bianco. Il tratto finale, di poco meno di 11 chilometri, da S. Giovanni Bianco a S. Martino de’ Calvi Nord (poi divenuta Piazza Brembana) fu inaugurato nel 1926. La linea fu fra le prime in Italia ad applicare la trazione elettrica con il rivoluzionario, per l’epoca, sistema a corrente alternata 6000 v / 25 Hz. Inoltre lo scartamento ordinario garantiva una buona connessione a Bergamo con la rete dello Stato. La scelta della trazione elettrica fu consigliata del fatto che la ferrovia intendeva intercettare un sostenuto traffico merci prodotto dalle industrie sorte nella valle: erano 54 i raccordi previsti con gli opifici della zona. Il percorso di 40.8 km era coperto in un’ora e 30 minuti da convogli elettrici. Le stazioni erano edifici di buon pregio estetico, progettate da Romolo Squadrelli, l’architetto che a S. Pellegrino disegnò il Casinò e il Grand Hotel secondo il gusto floreale del periodo. Nel secondo dopoguerra il mancato rinnovamento della linea (l’armamento era lo stesso dalle origini) e del materiale rotabile portò a ipotesi di chiusura e alla diminuzione del redditizio traffico merci con il dirottamento di una parte del servizio viaggiatori verso le autolinee. Nel 1966 la fusione delle Società
Ferrovia Valle Brembana e Ferrovia Valle Seriana, con la costituzione della Società Autoferrovie Bergamo, fu anticipata in marzo dalla chiusura della linea, a causa di un impedimento strutturale in una galleria. L’anno successivo la stessa sorte toccò alla “consorella” ferrovia della Valle Seriana. Pochi anni dopo furono presentati diversi progetti per il ripristino del servizio ferroviario che però non videro mai la luce. Al momento attuale, dopo l’apertura nel 2009 del Tram delle Valli da Bergamo ad Albino che evoca in forma moderna parte della vecchia ferrovia della Val Seriana, si è a conoscenza di un consimile progetto da Bergamo a Villa d’Almé in direzione della Val Brembana, in attesa di finanziamento. Nell’alta valle, da Zogno a Piazza Brembana la gettonatissima pista ciclabile ha preso il posto della ex-ferrovia.

 

 

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Skills

7

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